Il Premio Nobel per la Pace 2010 è stato assegnato al cinese Liu Xiaobo. Il presidente del Nobel Committee, Thorbjoern Jagland, ha detto che «Liu Xiaobo è stato uno dei simboli più significativi della lotta per i diritti umani».
Come spiegato dal Nobel Commette «negli ultimi decenni la Cina ha compiuto progressi economici che a stento trovano casi paragonabili nella storia. Il paese è diventato la seconda economia al mondo. Centinaia di milioni di persone sono state fatte uscire dalla povertà. Si è anche ampliato il raggio di azione per la partecipazione politica. Il nuovo status della Cina deve implicare un'accresciuta responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, oltre alle proprie norme relative ai diritti politici. L'articolo 35 della Costituzione Cinese afferma che "i cittadini della Repubblica Popolare Cinese godono di libertà di espressione, stampa, riunione, associazione, manifestazione". Nella pratica, tali libertà sono risultate limitate in modo diverso per i cittadini cinesi.»
Lo scorso mese il Ministro degli Esteri cinese aveva avvisato il Nobel Committee di non conferire a Xiaobo il Nobel, in quanto tale nomina sarebbe stata in conflitto con principi del Nobel.
Liu Xiaobo sta scontando una condanna di 11 anni per aver sottoscritto la Charter 08 ovvero una petizione a favore dei diritti umani e un sistema democratico multipartitico.
Liu è da tempo impegnato per i diritti umani e ha partecipato alle proteste di piazza Tienanmen nel giugno 1989. Nel gennaio 1991 fu condannato per "propaganda ed istigazione controrivoluzionarie", ma senza finire in carcere. Nell'ottobre 1996 fu mandato a trascorrere tre anni in un campo di rieducazione a causa delle sue critiche al partito comunista. Nel 2007 fu arrestato e interrogato in carcere a proposito di suoi articoli apparsi sui siti web stranieri. Liu è stato prelevato dalle autorità l'8 dicembre 2008 a causa della sua adesione a Charta 08 e portato in un luogo sconosciuto. L'arresto è stato formalizzato solo nel giugno 2009 e il processo per sovversione dello stato si è svolto a dicembre. La sua vicenda è stata seguita con attenzione a livello internazionale: diplomatici di 17 paesi hanno atteso fuori dall'aula il verdetto di appello in febbraio. Il dissidente, che si è laureato e avuto un dottorato all'università di Pechino, ha lavorato in passato anche all'università di Oslo in Norvegia e negli Stati Uniti alla Columbia University e l'università delle Hawaii.
La scelta di premiare Liu era stata caldeggiata da altri due premi Nobel per la pace: l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu e il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, la cui premiazione irritò fortemente Pechino. Sponsor di Liu è stato anche l'ex presidente ceco Vaclav Havel, uno dei promotori di Charta 77.
Con l'attivista cinese, convertitosi al Cristianesimo, cade la "Muraglia di libertà".
«L’assegnazione del Nobel per la pace a Liu Xiaobo è una bellissima notizia»: è quanto afferma Gerolamo Fazzini, direttore editoriale della rivista "Mondo e Missione", mensile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), dal sito MissionOnline.
Fazzini inoltre ricorda l’afflato religioso che anima Liu: «Salutiamo con grande favore la scelta di Stoccolma per il Liu Xiaobo perché egli - insieme con altri noti dissidenti, quali Gao Zhisheng, Han Dongfang e Hu Jia - fa parte di un gruppo di persone che sono approdate al Cristianesimo e che hanno scoperto la fede cristiana come la base del valore assoluto della persona e forza del loro impegno in difesa dei diritti umani».
«Il Partito reputa questa alleanza fra religione e diritti umani come l'elemento più pericoloso alla sua sopravvivenza» ha osservato acutamente padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News.
«Ma un futuro di pace per la Cina dipende proprio da questo loro impegno»
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