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domenica 27 novembre 2011

Il Governo Monti e il Terzo Settore

Delega Assistenza, i conti non tornano. Il Governo pensa all’azzeramento


Che cosa può aspettarsi il Terzo Settore dal governo più amato dagli italiani? A guardare il rapidissimo processo di gestazione, non molto. «Ho detto di no al Ministero che mi era stato offerto, perché con trasparenza mi è stato fatto capire che gli obiettivi che mi premevano non potevano essere realisticamente messi in programma».
Così Stefano Zamagni, Presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore spiega le ragioni del suo rifiuto. Significa quindi che conviene mettersi l’animo in pace e stare in apnea sino al voto nel 2013?
«Inutile farsi illusioni per i primi mesi», dice Zamagni. Che poi prova a tracciare uno scenario: «Questo governo è al 70% amico del non profit, ma sinché non si sarà riusciti a raffreddare la speculazione ha pochissimi margini d’azione». E poi? «Poi, sempre che le cose vadano nel verso giusto, bisogna farsi trovare pronti con delle proposte su cui cercare appoggio da quel 70%».

In realtà di mezzo c’è una data tagliola: è il 31 gennaio 2012, entro cui il governo dovrà decidere il destino della delega assistenza. Un provvedimento che secondo l’ex governo valeva un risparmio di 20 miliardi a percorso concluso nel 2014. «Ma è una cifra assolutamente non credi bile», spiega Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore. «Quando siamo stati convocati al tavolo per le consultazione da Monti, gli abbiamo illustrato le conclusioni del nostro report: al massimo quella delega vale 1,5 miliardi. In sostanza è un grande buco. L’ho visto sinceramente impressionato dai numeri che gli abbiamo consegnato».

domenica 20 novembre 2011

MINORI. L'Umbria in campo per l'infanzia

Molte iniziative in occasione della Giornata Internazionale dell'Infanzia e dell'Adolescenza


Quali politiche e quali azioni le istituzioni, la famiglia, la scuola e l'intera società devono mettere in atto per la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti e garantire loro un futuro in cui siano pienamente realizzati?
È all'insegna dei "D(i)ritti verso il futuro" il programma 2011 delle iniziative promosse dalla Regione Umbria e coordinate con gli Enti locali per la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che il 20 novembre celebra l'approvazione nel 1989, da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, della Convenzione sui diritti dell'infanzia, il principale strumento normativo internazionale per la promozione e la tutela dei diritti dei minori, ratificato dall'Italia venti anni fa. "Con queste iniziative - sottolinea la vicepresidente della Regione Umbria, con delega al Welfare, Carla Casciari - proseguiamo nell'azione di sensibilizzazione e promozione per richiamare l'attenzione sulla qualità della vita dei nostri bambini e adolescenti e la necessità di scelte politiche e strumenti per approfondire la conoscenza dei loro nuovi bisogni e tutelarne i diritti".

"Anche i risultati dei più recenti studi, - dice Casciari - quale quello appena reso noto da 'Save the children', ci confermano quanto sia importante e ineludibile farsi carico dei problemi dei minori, in particolare in questa fase di crisi economica in cui rischiano di pagare di più per i tagli ai servizi e alle politiche sociali, e costruire le condizioni per assicurare loro le migliori opportunità di vita e, in futuro, di lavoro". Il manifesto delle iniziative regionali, alcune delle quali già realizzate, propone da novembre e fino a dicembre, a Perugia e in altre nove città umbre, conferenze, incontri con esperti quali lo psichiatra Paolo Crepet, lo psicoterapeuta dell'età evolutiva Alberto Pellai, la psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi, laboratori interculturali, mostre, spettacoli teatrali, giornate di informazione e gioco, una grande caccia al tesoro in piazza.

Oggi la Giornata Nazionale dell’Infanzia e dell’Adoloscenza

Unicef: nessun bambino è straniero. L’appello del Presidente Vincenzo Spadafora


«Ci rivolgiamo alla società civile italiana perché si faccia portatrice della richiesta di una inclusione giuridica e sociale degli stranieri che si trovano in Italia e soprattutto di favorire l’uguaglianza di tutti i bambini e gli adolescenti che vivono, studiano e crescono nel nostro Paese». È l’appello lanciato da Vincenzo Spadafora, Presidente di Unicef Italia, in vista del 20 novembre, 22esimo Anniversario della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia, ma anche la Giornata Nazionale dell’Infanzia e dell’Adoloscenza. Oggi Unicef lancia la campagna “Io come Tu - Mai nemici per la pelle” per l’integrazione dei minori stranieri nel nostro Paese.

«In Italia circa un milione di stranieri residenti sono minorenni, mentre i bambini nati da genitori stranieri sono al di sotto delle 80mila unità. Questi bambini potrebbero correre il rischio di non sentirsi accettati perché considerati come “diversi”», continua Spadafora. Che aggiunge: «I minori di origine straniera presenti in Italia spesso affrontano grandi sfide sia educative che economiche, hanno tassi di povertà più alti e il loro benessere spesso è compromesso in molti ambiti tra cui sanità, istruzione, sicurezza economica e future opportunità lavorative».

La campagna “Io come tu” viene lanciata a Milano, al teatro Elfo Puccini (il 20 novembre alle 20), con un reading del libro di Fabio Geda Nel mare ci sono i coccodrilli. Nella lettura si alterneranno Roberto Bolle, Malika Ayane, Lino Banfi, Ferruccio de Bortoli, Michele Serra, Gad Lerner, Claudia Mori e numerosi altri.

martedì 15 novembre 2011

GOVERNO. Monti ascolta il Terzo Settore

Il Forum convocato con le parti sociali. «Grande attenzione, lo stile è cambiato».

C’è sempre una prima volta nella vita; e questa è stata la prima volta che il Forum del Terzo Settore viene convocato come parte sociale alle consultazioni ufficiali di un Presidente del Consiglio incaricato. È accaduto oggi martedì 15 novembre a Palazzo Giustiniani, dove Andrea Olivero, portavoce del Forum, ha incontrato Mario Monti insieme ai rappresentanti di 25 parti sociali (su 48).

Vita: Cosa avete detto a Monti?
Andrea Olivero: Abbiamo espresso una serie di preoccupazioni e richieste. Innanzitutto la riforma del welfare e la legge delega assistenziale, che secondo noi deve essere una vera riforma e non un taglio orizzontale. Gli ho anche parlato del servizio civile e del rischio che venga cancellato uno strumento prezioso per il bene del Paese.

Vita: Ma sacrifici bisognerà pur farne...
Olivero: Lo sappiamo, ma abbiamo chiesto esplicitamente a Monti che anche i provvedimenti più dolorosi siano spiegati ai cittadini in modo da riattivare la partecipazione democratica. Mi sembra che su questo il presidente sia molto disponibile, anche se ovviamente non ha potuto rispondere nel merito delle tante questioni poste.

Vita: Che impressione vi ha fatto?
Olivero: Mi ha dato l’impressione di una persona molto preparata, che da tempo riflette alle soluzioni da proporre al paese, ma al contempo molto umile, aperta al confronto. Ha ascoltato, ha preso appunti. Alla fine ha sottolineato con forza che il suo ruolo sarà al servizio della politica e della pacificazione nazionale. Ho percepito l’intenzione di lasciarsi veramente alle spalle un’epoca di veleni per tornare a una politica che miri all’interesse del cittadino.

Vita: Cosa vi ha detto al termine dell’incontro?
Olivero: Ci ha ringraziato, sottolineando che il confronto con le parti sociali per lui è fondamentale. Ci conosce bene e credo che le riforme che attuerà non saranno fatte sulla testa dei vari tavoli di concertazione. Qualcuno di noi gli ha chiesto una maggiore semplificazione, Monti ha sottolineato che il suo non sarà un governo di un uomo solo. L’ho apprezzato: secondo me le sfide che dovrà affrontare sono talmente complesse che una semplificazione a tutti i costi sarebbe controproducente.

Vita: Quindi una grande soddisfazione da parte vostra.
Olivero: Da parte del Forum sicuramente, anche perché è stata la prima volta che un presidente del Consiglio incaricato ci convoca. Ma anche altri presenti, molto più abituati al dialogo con i vertici di governo, mi confermavano che da tempo non si imbattevano in uno stile così aperto e attento. Certo non ci siederemo sugli allori...

Vita: Cioè?
Olivero: Un apprezzamento così forte per la società civile italiana chiede anche una correponsabilità cui non vogliamo sottrarci. Lo dico fin d’ora: presidente, anche noi faremo la nostra parte per il bene dell’Italia.

domenica 13 novembre 2011

Politica. Monti: «È l'ora dell'economia sociale di mercato»

Giorgio Fiorentini intervista il Presidente della Bocconi, probabile futuro premier


Questa intervista è uscita sul numero dell'inserto Cantieri pubblicato con Vita del 16 settembre scorso.
Giorgio Fiorentini, professore della Bocconi, è uno dei massimi esperti di economia sociale in Italia.
Mario Monti, presidente dell'ateneo milanese, è il più probabile successore di Berlusconi alla Presidenza del Consiglio.

Nel “Single market act” si è ribadito un forte orientamento al sociale, come elemento indispensabile per mantenere la stabilità del mercato unico europeo. Un altro punto focale è che la riconciliazione del mercato con il sociale avviene attraverso attori, non comparse: le imprese sociali, nelle varie declinazioni, che danno ulteriore stabilità al sistema. Attori il cui ruolo sta molto a cuore di Mario Monti, attuale presidente dell’università Bocconi ed ex Commissario europeo.

Nel “Single market act” si parla di economia sociale di mercato, in cosa consiste?
I Trattati di Roma e Maastricht contengono spunti di economia sociale di mercato parlando di concorrenza, disciplina del bilancio pubblico, attenzione alla ridistribuzione del reddito, lotta all’inflazione. Da ultimo, nel Trattato di Lisbona del 2010 si dice formalmente per la prima volta che l’Ue ambisce ad essere un’economia sociale di mercato altamente competitiva. Il mercato ha in questo un ruolo essenziale, l’ha avuto fin dall’inizio dell’Ue. Il mercato comune è oggi entrato abbastanza in crisi in parte proprio perché la riconciliazione con l’aspetto “sociale” è apparsa problematica. Negli ultimi dieci anni vari fattori di tensione hanno mandato in crisi sia l’aggettivo (“unico”) che il sostantivo (“mercato”). Per l’aggettivo hanno inciso tensioni derivanti dalla stanchezza dell’integrazione, con Paesi riluttanti ad aprirsi ad altri Paesi. Per il sostantivo, l’avvento della crisi finanziaria, dal 2008, ha fatto crollare la fiducia nell’economia di mercato, traballante in Europa più che altrove. Ora l’Europa deve dare slancio alla propria competitività rispetto al resto de mondo, non si può permettere di rinunciare al mercato unico, all’economia di scala, non è auspicabile la frammentazione del mercato unico.

E il “sociale” quale ruolo dovrebbe assumere?
Entra in gioco proprio a questo punto: non solo molti, tra la popolazione e le forze politiche, vorrebbero un’Europa più sociale, ma ora riconoscere spazio al sociale diventa una priorità, come spiego nel rapporto che ho presentato a Barroso, e va visto come una riacquisizione di un più vasto consenso nell’avanzamento della costruzione del mercato stesso. Occorre quindi cambiare marcia nella costruzione del mercato: non certo frenare, ma conciliare meglio gli aspetti del mercato e quelli sociali.

Le imprese sociali oggi sono ancora considerate utili solo per combattere la povertà?
Se il mercato è unico e le risorse si muovono, i capitali si muovono ancora più facilmente, e se non c’è coordinamento fiscale tra Stati membri c’è concorrenza fiscale e il capitale se ne avvantaggia andando dove è meno tassato. Gli Stati, facendosi concorrenza, permettono la diminuzione delle tasse su capitali e l’aumento di quelle sul lavoro: per questo il mercato unico potrebbe essere visto addirittura come nemico del sociale. Ecco perché l’Ue sta cercando di ottenere un coordinamento della fiscalità. In questo contesto gioca un ruolo importante l’impresa sociale: nel tessuto economico dell’Ue va lasciato spazio sia al settore pubblico sia alle imprese a proprietà pubblica (se rispettano le regole della concorrenza), sia al privato sia all’impresa sociale, vista non come mera dicitura verbale ma come creatura vivente con possibilità di crescita. Nel mio rapporto, poi diventato base legislativa per il “Single market act”, si nota molto questa sensibilità verso il sociale, con proposte concrete. L’Act va oltre il Libro verde e le consultazioni: allo stato attuale si attende che i due poteri dell’Ue (Parlamento e Consiglio) deliberino con una fast track, una procedura veloce data l’urgenza del tema. Per esempio sul tema delle fondazioni bancarie, l’Italia si è comportata meglio della Germania, per una volta. Vent’anni fa per entrambi c’era un vasto settore bancario di proprietà pubblica nazionale o locale. L’Italia ha poi seguito, con le leggi Amato e Ciampi e l’ispirazione del ministro Andreatta, la via di una distinzione chiara tra impresa bancaria e fondazione bancaria, vedi soprattutto le Casse di risparmio: la fondazione è azionista dell’impresa, riceve profitto e lo eroga secondo la sua visione. In Germania il mondo politico non è stato abbastanza lucido per fare la distinzione, c’è ancora un sistema ibrido, nonostante le ripetute osservazioni della Commissione europea: qui il fondo per il sociale viene erogato nelle pieghe dell’azienda bancaria, con poca trasparenza e una commistione tra politica e finanza che provoca problemi.

mercoledì 2 novembre 2011

Big Bang. Tre proposte per ripartire

L'intervento di Riccardo Bonacina, presidente di Vita, alla manifestazione del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi


Una considerazione generale e tre proposte. La considerazione: la politica non si può riformare partendo da sé stessa, ma deve ripartire dall'enorme ricchezza di energie e di gratuità presente nella società. La politica non prescinda da questo dato che, proprio nella società italiana, è il più big del mondo.

Queste le proposte di Riccardo Bonacina, presidente e direttore editoriale di Vita, al Big Bang della Leopolda. Tre punti:

A - Favorire il passaggio dalla egoeconomy (quella della massimizzazione dei profitti e delle stock option) alla weconomy, l'economia del noi, quella cooperativa, del Terzo Settore produttivo, del valore prodotto dall'associazionismo e dalle reti sociali. Come? Favorire la nascita di fondi di investimento privati per l'impresa sociale e favorire la nascita della Borsa Sociale per indirizzare capitali e risorse verso investimenti equi che possano rafforzare il patrimonio delle imprese sociali e delle loro reti. Accanto al diritto dell'accesso al credito è necessario che nascano nuovi attori finanziari.

B - Più Res publica meno Stato. Bisogna allargare il perimetro dello spazio pubblico. Il referendum sull'acqua ha detto non di un ritorno dello statalismo, ma di una voglia di cosa pubblica e di una voglia di partecipazione alla sua gestione. Più che privatizzare bisogna socializzare i beni della comunità. Come farlo? Dicendo addio al codice Rocco, riformando, dopo 15 anni di proposte e discussioni, il Titolo Primo del Libro Secondo. Il nostro Codice Civile non riconosce che Stato e Mercato, bisogna riconoscere il Terzo Genus, i soggetti privati dal punto di vista giuridico ma pubblici per i fini che perseguono. Bisogna fare spazio ai soggetti di impresa che producono valore non per distribuire dividendi ma per rispondere ai bisogni pubblici.

C - Tornare a nutrire il giacimento italiano della gratuità riconoscendolo e incoraggiandolo. Come? Semplificando una legislazione stratificata, confusa e iniqua e togliendo la camicia di forza dei settori obbligatori alle Onlus. Fare finalmente la legge di stabilizzazione del 5 per mille che dopo sei anni di sperimentazione e l'adesione di 15 milioni di cittadini non ha ancora certezze, prendendo così in giro contribuenti e associazioni. Una vergogna. E ragionando, infine, sulla proposta di un servizio civile obbligatorio per i 18enni come forma di educazione alla dimensione dell'altro e del pubblico.

Infine Bonacina, rivolgendosi a Renzi, lo ha invitato a prendere posizione sull'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,05 - per altro auspicata anche da Barroso - che a fronte dei quasi 5mila miliardi dati dagli Stati Europei alle banche restituirebbe circa 55 miliardi alla società.