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venerdì 25 febbraio 2011

Anziani in Umbria, problema o risorsa?


Umbria - Tra 30 anni 1/3 della popolazione avrà più di 65 anni: il Rotary Club ha promosso riflessione sul tema

Se agli inizi del 1900 l’aspettativa di vita media era di 42,9 anni per gli uomini e 43,2 per le donne, nel 2009 si è passati ad una aspettativa di vita che rispettivamente è di 76,7 anni e 82,8 anni. Nel 2050 il 34% della popolazione avrà più di 65 anni con la componente femminile che supererà del 15/25% quella maschile e gli ultranovanetenni passeranno dagli attuali 500 mila a più di un milione e mezzo.
Di fronte a queste cifre, che denotano una presenza sempre più significativa della popolazione anziana in buone condizioni di vita visti i progressi della medicina negli ultimi anni, il Rotary, Rotaract, Inner Wheel e la Provincia di Perugia hanno organizzato per il pomeriggio odierno un convegno presso la Sala Consiliare della Provincia di Perugia con il titolo significativo “Anziani in Umbria, problema o risorsa?”.
Hanno partecipato, tra gli altri, il Vice Presidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi, il Presidente del Rotary Club Perugia Est Paolo Latini, il presidente Rotaract Club Perugia Est Massimiliano Crusi, il presidente di Inner Wheel Perugia Elvira Antinolfi, il direttore dell’Istituto di Gerontologia e Geriatria dell’Ospedale Santa Maria Misericordia di Perugia Patrizia Mecocci, il direttore del Dipartimento Istituzioni e società dell’Università degli Studi di Perugia Roberto Segatori, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia Walter Orlandi.
“L’evento organizzato dal Rotary è espressione della sensibilità che vede già da tempo impegnata anche la Provincia di Perugia nel contrastare una visione della società in cui l’anziano è purtroppo visto come un problema in quanto non più produttivo – ha affermato il Vice Presidente Rossi –. Se non siamo riconoscenti noi verso i nostri anziani – ha continuato -che hanno contribuito a farci vivere in una condizione di benessere costantemente diversa da quella diversa da quella che ha caratterizzato la loro età adulta, che cosa dovrebbero dire i nostri figli ai quali probabilmente lasceremo condizioni peggiori di quelle di oggi? Forse – ha concluso – attraverso questo approccio empatico è possibile essere più rispettosi degli anziani che non possono essere considerati un problema”.
Ed ecco che torna l’interrogativo che ha dato il titolo al convegno. Per Latini “le statistiche ci preannunciano che fra 30 anni gli ultra 65enni saranno un terzo della popolazione e l’Italia è al secondo posto dopo il Giappone. Ebbene – ha detto – bisogna fare i conti con questa realtà. Non tutte le persone anziane creano ‘problemi’ (in termini di assistenza), ma la maggior parte di loro incarnano risorse quali saggezza, esperienza e memoria storica”.

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