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domenica 27 febbraio 2011

Sfatiamo i luoghi comuni (1): l'asilo nido d'infanzia


Da oggi e per i prossimi giorni vorremmo aprire un dibattito per sfatare alcuni luoghi comuni - ancora nella testa di molte persone - relativamente all'ambito dei servizi alla persona.

Cominciamo con l'Asilo Nido d'Infanzia (che sia esso pubblico o privato).

Il luogo comune: "L'Asilo Nido d'infanzia è un servizio (parcheggio) per i genitori che lavorano e non sanno a chi lasciare il proprio bambino. Altrimenti il nido non servirebbe".

La nostra idea: "L’asilo nido è un investimento efficace per lo sviluppo cognitivo e comportamentale futuro del bambino. L'Asilo Nido d'infanzia è - prima di tutto - un luogo per crescere per/con il bambino: la frequenza costante e la partecipazione alle attività quotidiane producono effetti positivi sullo sviluppo delle capacità di apprendimento e di relazione del bambino, effetti che si amplificano per quei bambini che provengono da famiglie svantaggiate e/o meno istruite".

Purtroppo spesso in Italia la discussione pubblica sui nidi viene affrontata soltanto nel dibattito sulla conciliazione dei tempi famiglia/lavoro e sul ruolo della donna: occorre invece spostare l'attenzione sul vero "utente" del servizio, che è il bambino, e sui benefici che può trarre con la frequenza al nido.
L’Asilo Nido d’Infanzia è un servizio educativo e sociale per la prima infanzia che accoglie bambine e bambini senza alcuna discriminazione di sesso, religione, etnia e gruppo sociale.
Tutte le attività proposte all’interno del nido d’infanzia – regolarmente autorizzato dall'Amministrazione Comunale – hanno una valenza propriamente educativa al fine di favorire e stimolare la crescita del bambino, a differenza di altri servizi come i “baby parking” o le “ludoteche” che per legge non possono proporre attività educative, ma soltanto ricreative e ludiche.
Una recente ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli dal titolo "Asilo nido: un investimento efficace per lo sviluppo cognitivo e comportamentale del bambino" approfondisce la relazione fra frequenza dei servizi per l’infanzia ed esiti scolastici in Italia.
Per visionare la ricerca:

Il luogo comune: "Quando non ci sono i genitori, è meglio che i figli stiano con (li crescano) i nonni".

La nostra idea (anzi, lo dice la legge): "Il nido d'infanzia è un servizio “di interesse pubblico” poiché concorre insieme alle famiglie alla crescita, cura, educazione e socializzazione dei bambini e delle bambine nella prospettiva del loro benessere globale al fine di favorire il loro sviluppo armonico nel rispetto della propria identità individuale, culturale e religiosa".

Un approccio culturale prettamente italiano al tema dei servizi per la prima infanzia è quello della netta prevalenza delle famiglie che ritiene ancora - e non solo per questioni economiche - che la scelta migliore sia quella di affidare i bimbi ai nonni piuttosto che al nido.
Rispettando completamente le scelte personali, gli educatori dei nidi lavorano ogni giorno convinti che la missione che è stata affidata loro non è solo quella di gestire servizi di qualità, bensì quella di costruire occasioni, luoghi, relazioni che producano maggiore competenza alla coesione sociale in un tempo di grandi solitudini, vulnerabilità, fragilità aggiuntive a quelle ontologiche.
Costruire nel presente le occasioni per sostenere le generazioni del domani: per questo motivo, oltre che al cuore, servono le competenze professionali per rendere il cuore prossimo e capace di accogliere.

Il luogo comune: "L'asilo nido è caro e solo le famiglie benestanti se lo possono permettere. Nel caso ce ne fosse bisogno, è più conveniente la baby sitter".

La nostra idea: "Vista l'alta qualità dei servizi offerti, la cura degli spazi e degli arredi, la professionalità del personale educativo impiegato (tutte cose obbligatorio per legge) i costi di accesso ad un nido non sono poi così elevati".

Prendiamo in considerazione la situazione economicamente più sfavorevole, quella di un asilo nido privato (ovviamente quelli pubblici costano di meno): nel nostro esempio la retta mensile è di € 450,00 per un'accoglienza quotidiana di n. 8 ore (compreso il pranzo e i costi per le varie attività).
I conti sono presto fatti:
costo giornaliero del nido = € 20,45 (così calcolato: € 450,00 diviso 22 giorni mensili)
costo orario = € 2,55 (così calcolato: € 450,00 diviso 8 ore giornaliere)
Tralasciando per un attimo gli aspetti positivi del nido (è meglio una relazione a due bambino/baby sitter o una relazione a più bambino/altri bambini/educatori?) e considerando solo il lato economico, si trova una baby sitter a € 2,55 all'ora?!?
Considerando che una baby sitter (con quale qualifica e competenza?) a meno di € 6,00 all'ora non si trova, con € 450,00 ci scappa giusto una settimana e mezzo (€ 6,00 per n. 8 ore n. 9,5 giorni), invece di quattro settimane al nido.
Non considerando poi che il bambino e la baby sitter stanno a casa e quindi poi se ne vanno spese per mangiare, per il riscaldamento, ecc.
I conti vi tornano?!?
E se la baby sitter sta male? (al nido il servizio è garantito...)
Altra considerazione e proposta: alla nascita del bambino tutti (genitori, familiari, parenti, amici) pensano a fare regali di vario genere (vestitini, tutine, ecc.) a volte anche inutili e doppioni.
Perché non regalare un "buono" per l'accesso ad un nido? Un regalo intelligente ed utile, sicuramente gradito dai genitori.
 
Ci lasciamo con un bel punto di riflessione:
è/sarà meglio "l'Italia fatta in casa" o "l'Italia fatta al nido"?

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